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L’Adelphiade - Ovvero: Il buonanno si vede dal mattino. Settimana 2

Come raccontavo qui, l'unico vero proposito per il 2020 è di leggere un Adelphi al giorno, finché ne ho il tempo, finché altre incombenze me lo concedono, finché dura l’entusiasmo.

Io ho una discreta biblioteca privata, che comprende diversi titoli Adelphi. E' capitato, e capiterà, che la scelta sia caduta su testi che avevo già letto in passato, remoto o prossimo. In questo c'è uno dei motivi di interesse dell'esperimento. Vedere se e cosa mi ricordavo e quanto di appunti, sottolineature, riflessioni o censure mi trovano ancora d'accordo. Paradossalmente, se sono il frutto di quello che ho letto, quello che ho letto può spingermi a rifiutarmi, a riconsiderarmi, a confermarmi.

Eraclito (è solo questione di tempo, e toccherà al libro di Colli sulla sapienza greca) potrebbe dire: nessun uomo legge mai lo stesso libro due volte.

L'hashtag social è #unadelphialgiorno, e contrariamente ai dubbi iniziali sto tenendo la rotta.

Quindi ecco com’è andata la seconda settimana. Se di qualcosa volete dire, commentate.

Buona lettura.


GIORNO 8


Georges Simenon, La fuga del signor Monde, Biblioteca 568

Ecco uno di quelli che Simenon definiva romanzi romanzi (o romanzi duri) per distinguerli dalle opere, più note, aventi con protagonista il commissario Maigret. C'è, anche in questo, un odore di mistero che ci accoglie appena varcata la soglia del testo. Ma dura poco, è di poco conto: una donna si reca alla polizia per denunciare la scomparsa del marito, avvenuta tre giorni prima, il giorno del suo quarantottesimo compleanno. L'uomo si chiama Norbert Monde ed è il titolare dell'omonima ditta di import-export fondata nel 1843 dal nonno. Subito lo sguardo minuzioso e pacato di Simenon si mette alle costole del fuggiasco, con la pazienza di un entomolgo prestato all'indagine delle passioni e dei sentimenti umani. Lo prende fin dal mattino, quando esaurite le pratiche mattutine del risveglio, matura nell'auto che lo sta conducendo al lavoro, la decisione di scappare e abbandonare la moglie, il figlio avuto dal precedente matrimonio, la figliastra avuta in dote, la ditta, la casa, i domestici, i soldi (a parte una bella cifra che si porta dietro), finanche il nome (da un certo punto sarà, per tutti, Désiré Clouet), tutto quanto si incastra a formare quella bella vita e vuota che da anni si riserva di affrontare a viso aperto. Pochi mesi serviranno a Monde per completare la piccola e misera odissea di un borghese esausto, intrappolato dalle continue visioni che gli affollano la mente, quasi che il destino del viaggio fosse una sorta di chiamata all'inveramento di quel mondo parallelo solo immaginato fino alla decisione di fuggire. Don Chisciotte senza scudiero né ronzino, Norbert Monde ci racconta che affinché lo specchio restituisca quel rovescio che siamo, è necessario vincere le ombre e i fantasmi che popolano il mondo, il desiderio.


Se ti ho stuzzicato qua lo puoi comprare


GIORNO 9


Leonardo Sciascia, Il cavaliere e la morte, Gli Adelphi 307

Penultimo romanzo di Sciascia, scritto nel 1988 e ambientato proprio in quel 1989 che segnerà la prematura scomparsa dello scrittore siciliano. L'ambientazione è classica, per un verso: c'è un delitto, c'è un Capo commissario a cui sono affidate le indagini, c'è il suo Vice che lo affianca ed è il vero protagonista della storia. Ed è nuova, per l'altro: trasferitosi in Friuli, Sciascia sceglie un Nord-Italia imprecisato come luogo per la vicenda. Che è semplice. Un noto avvocato viene assassinato; il Vice individua in fretta il colpevole - l'importante imprenditore Aurispa, ma più per intuizione che su basi certe; il Capo preferisce dar credito alla pista di una fantomatica organizzazione terroristica appena sorta che si fa chiamare "I ragazzi dell'ottantanove", con riferimento alla data della Rivoluzione francese. La storia è piccola, di scarsa importanza, è forse l'ennesimo tassello di un puzzle infinito che rappresenta l'infida collusione tra poteri in Italia. Piuttosto, è un apologo sulla sfida tra la vanità delle cose (la morte) e la perseveranza dei pochi che battono la propria strada, in ogni caso (il cavaliere). Del diavolo più non si dice.


Non è un mistero, lo trovi qui


GIORNO 10


Arthur Schopenhauer, L'arte di trattare le donne, PB 457

Se l'uomo (inteso certo e primariamente come maschio, ma non solo) non dovesse sentirsi pago della quota di misoginia che reca in sé di serie, e volesse qualche osservazione spendibile tra i miasmi degli spogliatoi delle palestre, o in coda alle poste lumando qui e lì, o ancora tra una seggiola e l'altra del Parlamento, potrebbe trovar giovamento da questo volume che raccoglie in ben 17 capitoletti quello che #maiunagioia Schopenhauer pensava delle donne. Con in più, dico per l'uomo di cui sopra, la possibilità di ammantare le proprie becere ma informi convinzioni di quell'aura tanto tanto carina fornita dal gergo dotto e dal registro medio alto. C'è spazio anche per i garantisti. Il curatore, Franco Volpi, si premura infatti di farci notare che il povero Arthur aveva avuto una madre che Medea ti prego scansati. Da leggere, insomma, con l'occhio di Vespa che intervista la Franzoni.


Ma davvero ti interessa? Allora eccolo


GIORNO 11


Roberto Bolaño, Lo spirito della fantascienza, Fabula 326

Storie e piani temporali che si intersecano, messaggi dispersi nell'etere, dall'etere captati. Università reali e fantomatiche accademie della patata. E poi lettere a destinatari possibili ma irraggiungibili, veicoli urbani inaffidabili e amori traditi. In tutto, su tutto, la parola inesauribile di un Bolaño così giovane così già esperto da lasciare i brividi. L'ambientazione principale è Città del Messico, dipinta in modo spesso assai concreto, minuzioso, dettagliato, e ciononostante con pennellate di lirismo e rapita immaginazione. Ci sono due amici che condividono una stanza sacrificandosi al sacro fuoco dell'arte, che ha messo uno sulle strade (e non solo per via di metafora) della poesia e l'altro su quelle più accidentate della narrativa di fantascienza. E poi ci sono gli altri, e quello che fanno, poco, e quello che dicono, tanto, e quello che sognano. E sognano storie e piani temporali che si intersecano...


La sveglia suona qui


GIORNO 12


Milan Kundera, L'identità, Fabula 105

Il titolo dice esattamente ciò di cui parla il romanzo che, se dal punto di vista narrativo mi lascia con la sensazione che si prova alle fiere quando prendi la frittella bramata da un anno e ti accorgi che quello usato è proprio ancora l'olio dell'anno passato, per quanto riguarda i temi e le riflessioni che si offrono al lettore, grazie a un inesausto gioco tra personaggi e narratore, non posso che consigliarne la lettura. E l'aver scritto un periodo così lungo e arzigogolato mi fa pensare che ho ancora la frittella sullo stomaco. Il romanzo analizza le premesse e declina e sviluppa le conseguenze del non riconoscere la persona amata, perché un altro viso si sovrappone al suo o perché crediamo di scorgerla dove o quando essa non è. Lo specchio delle nostre brame a volte s'offusca.


Lui è questo ed è qui

GIORNO 13


Richard P. Feynman, Il senso delle cose, Gli Adelphi 414

Il volume raccoglie tre conferenze tenute da Feynman all'università di Washington nel 1963, in tre sere consecutive. Ne consegue che a fronte di un registro spesso leggero, se non ironico, che sempre contraddistinse il fisico - premio nobel nel 1965 - nelle sue divulgazioni, c'è un contenuto che a volte non scende oltre la superficie dei temi, anzi rimanendo nei paraggi di considerazioni di senso comune. Ciò che più interessa è la descrizione, e la difesa, del metodo scientifico, della libertà, dell'autonomia della ricerca, del dubbio come arma e metodo, dell'incertezza come destino e insieme salvezza dello scienziato.


Se non mi credete, leggetene tutti


GIORNO 14


James M. Cain, La morte paga doppio, Gli Adelphi 126

Ecco, se uno non sapesse bene definire un noir, e ne cercasse lumi in un dizionario, dovrebbe trovare l'indicazione di questo romanzo, che Cain pubblicò a puntate su una rivista Pulp tra il febbraio e l'aprile del 1936. Cain è al massimo della sua vena artistica, e il romanzo non si molla fino all'ultima riga, accalappiati dal vortice di perdizione che pare aver preso con sé non solo il protagonista. E siccome il titolo allude a una doppia gioia, dopo che l'avete letto vi guardate il film che il grande Billy Wilder ne ha tratto (La fiamma del peccato). E dopo chiamate il vostro assicuratore, così, per controllare le vostre cedole e quietanze.

Qui lo pagate al prezzo giusto

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